Palazzo Madama ha dato l’ok all’articolo 1 del ddl sul premierato elettivo. E dunque c’è l’abolizione del potere del presidente della Repubblica di nominare i senatori a vita. L’articolo è stato votato per alzata di mano, perciò non si conoscono i numeri dei favorevoli e dei contrari. Restano in ogni modo in carica gli attuali senatori a vita di nomina presidenziale.
Approvato successivamente anche il secondo articolo sul capo dello Stato che dispone che il quorum dei due terzi per l’elezione del presidente della Repubblica scenda alla maggioranza assoluta non più dal quarto scrutinio delle votazioni bensì dal settimo scrutinio.
Questa votazione è giunta in una seduta caratterizzata dalla tensione, incluso, fra le altre cose, un brutto gesto della ministra Casellati al senatore Enrico Borghi di Italia Viva, con conseguente battibecco e sospensione della seduta. La prova di forza della maggioranza è stata messa in atto anche prolungando la seduta fino a mezzanotte, per far mostra della volontà di approvare la riforma subito dopo le europee in ogni caso.
Infatti la maggioranza è intenzionata a rispettare la data che si è prefissata del 18 giugno per l’approvazione del testo, perciò ha imposto la prima seduta serale. Nonostante il compattamento dei tempi, c’è timore nell’esecutivo per altre forme di ostruzionismo. Oltre a ciò per l’11 giugno, alla Camera, il governo ha fissato l’inizio delle votazioni sull’autonomia differenziata, in modo che le due riforme procedano – come soul dirsi – in paranza.