Il periodo al calor bianco del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è giunto al termine con l’unica scelta possibile: le dimissioni. Finisce silurato da una imprenditrice rampante, Maria Rosaria Boccia, una giovane donna di Pompei che lo ha inchiodato con uno stillicidio di rivelazioni social, con foto e documenti pubblicati con l’idea di vendicarsi per la promessa mancata di nominarla sua consulente per i grandi eventi, facendola affacciare sul mondo del potere politico.
Tutto ciò anche a prescindere dalla pubblica ammenda in tv, in coda al Tg1, che gli è costata il prezzo di mostrare davanti a oltre tre milioni di italiani nelle case i lucciconi per aver tradito la moglie. Nonostante l’iniziale sostegno di Giorgia Meloni, che gli aveva dato fiducia chiedendogli un serio atto di “verità”, alla fine ha potuto solo arrendersi. Glielo ha consigliato l’avvocato, il professore salernitano Silverio Sica, giunto a Roma in suo soccorso per studiare la strategia di difesa legale.
La sua poltrona e i suoi impegni saranno assunti, in sua sostituzione, da Alessandro Giuli, anch’egli giornalista, un altro esponente dell’area di destra, un intellettuale che era già stato in predicato per il Collegio Romano e che lo stesso Sangiuliano aveva chiamato a dirigere il Maxxi, il museo nazionale di arte contemporanea di Roma. Giuli ha giurato al preidente Mattarella.